C’è un’emergenza educativa
IL CARDINALE DIONIGI TETTAMANZI
L’arcivescovo lo ha detto ai 5000 quattordicenni candidati alla professione di fede che ha incontrato alla XIV Cappella: “Dobbiamo essere i primi a testimoniare il valore della vita”

L’arcivescovo lo ha detto ai 5000 quattordicenni candidati alla professione di fede che ha incontrato alla XIV Cappella: “Dobbiamo essere i primi a testimoniare il valore della vita”

“Un messaggio di speranza”. Così l’arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi ha definito lo spettacolo dei 5000 quattordicenni che sabato 25 aprile hanno gremito la parte finale della Via Sacra, alla XIV Cappella, dove è avvenuto l’incontro con i candidati alla professione di fede. Canti, preghiere e un momento di riflessione che l’arcivescovo ha voluto dedicare al terribile omicidio delle Bustecche: “Un episodio che provoca grande sconcerto e che pesa ancora di più per i futili motivi che pare lo abbiano determinato – ha detto Tettamanzi - Ciò richiede un nostro maggiore impegno educativo e capacità di vicinanza alle persone; una testimonianza di vita e di valori che possono dare significato e pienezza all'esistenza quotidiana. Siamo di fronte a un’emergenza educativa che deve vedere da parte nostra un impegno più costante e più energico: dobbiamo essere i primi a testimoniare il valore della vita”.
Una buona parte dei 5000 quattordicenni era reduce dal pellegrinaggio a Roma, dove hanno partecipato all’udienza generale con il Santo Padre. “Corro verso la meta” era il tema del loro Cammino al Sacro Monte di Varese, compiuto in preghiera e a piccoli gruppi sino alla XIV cappella, dove si sono riuniti alle 17 per la celebrazione finale con l’Arcivescovo.
«È un cammino certamente impegnativo quello che viene chiesto ai preadolescenti che si preparano alla Professione di fede - spiega don Samuele Marelli, responsabile diocesano del Servizio ragazzi, adolescenti e oratorio - ma è necessario per fornire loro i riferimenti fondamentali per la crescita spirituale, che non può prescindere dalla preghiera personale, da un cammino di gruppo dentro la comunità cristiana e dalla presenza di figure educative significative».
COMUNITA’ PASTORALE
Intanto, la prima comunità pastorale della città di Varese, annunciata prima di Pasqua dal vicario episcopale monsignor Luigi Stucchi, riunirà sotto la guida di un unico parroco responsabile tre parrocchie che da molti anni erano abituate a lavorare insieme sul fronte giovanile, Bustecche, Giubiano e Lazzaretto. Ad esse, dal prossimo mese di settembre, viene aggiunta la parrocchia di San Carlo, con i suoi quasi 5 mila abitanti. L’attuale parroco, don Gianni Brambilla, ha rassegnato al Cardinale le dimissioni per motivi di età (83 anni) e di salute. Al suo posto, dal primo maggio, le redini della parrocchia di viale Borri verranno prese da don Massimiliano Terraneo, attuale parroco di Madonna della Speranza e della Pace al Lazzaretto. Sarà lo stesso sacerdote, poi, ad assumere la guida della nascente comunità pastorale dedicata al futuro beato don Carlo Gnocchi.
LUOGHI DI CURA
«Questo è un territorio con una forte presenza di luoghi di cura e di sofferenza, con l’ospedale, la casa di riposo Rsa Molina e la stessa Asl - ha precisato monsignor Stucchi - quindi con una grande attenzione ai deboli e ai sofferenti, precisamente il carisma di don Gnocchi».
Proprio per questa scelta il via ufficiale della comunità pastorale sarà posticipato a novembre, all’indomani della beatificazione, anche se il lavoro di don Terraneo come responsabile delle quattro parrocchie della comunità inizierà a settembre con l’avvio del nuovo anno pastorale.
A Varese, dopo il taglio del nastro della prima, altre due esperienze d’intensa collaborazione e lavoro d’insieme proseguono a Masnago e presto anche ai piedi del Sacro Monte.