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Il mosaico dorato di Pogliaghi per i coniugi Macchi-Zonda perde i pezzi, ma presto il tetto verrà impermeabilizzato

S.MARIA DEL MONTE -  Il tetto del monumento funebre Macchi-Zonda nel cimiterino del Sacro Monte "sarà impermeabilizzato non appena finiranno queste grandi piogge". Lo ha assicurato Franco Carminati, dell'ufficio tecnico dell'ospedale di Circolo, dopo l'allarme lanciato da Ivo Bressan e dall'architetto Gian Franco Ferrario sulle condizioni della cappella realizzata da Lodovico Pogliaghi (1857-1950).  La tomba contiene le spoglie di Silvio Macchi e della moglie Emma Zonda, grandi benefattori dell'ospedale di Circolo attraverso la Fondazione Macchi e degli asili di Giubiano, Biumo Inferiore e Bobbiate.

Il monumento Macchi-Zonda si sta letteralmente sbriciolando. Ammalorato dagli anni che passano, sferzato dalle intemperie e privo di manutenzione, il mosaico sulla sinistra dell'abside sta perdendo i tasselli dorati e scompaiono progressivamente i fregi in stile bizantino. All'interno dell'abside, Pogliaghi realizzò la statua di bronzo del Cristo sostenuta da due angeli che, a sua volta, avrebbe bisogno di manutenzione, così come a poca distanza sono abbandonate le sepolture dello stesso Pogliaghi e della moglie Maria Rizzi. Per non parlare della casa-museo ormai chiusa dal 1993 che aspetta i soldi tante volte promessi per riaprire.

Lodovico Pogliaghi, eclettico pittore milanese, scultore, scenografo, collezionista e gran viaggiatore, si stabilì a S. Maria del Monte sul finire dell'800 e trasformò una vecchia casa rurale immersa tra i vigneti in una villa un po' kitch, ricca di capolavori raccolti viaggiando e di opere di sua mano. Sua la porta centrale di bronzo del Duomo di Milano (1908) di cui Pogliaghi sistemò la copia in gesso, in grandezza naturale, nello studio della villa sul monte varesino.

Tra le altre sue opere, il monumento di Oropa a Quintino Sella, banchiere e uomo politico nel 1892, il gruppo della Concordia per l'Altare della Patria a Roma, il monumento funebre ad Arrigo e Camillo Boito nel 1927. Al Sacro Monte di Varese, Pogliaghi eseguì l'altare maggiore e il battistero del santuario, allestì il museo parrocchiale, curò il restauro di alcune cappelle e la sistemazione del piccolo cimitero all'ingresso del borgo. 

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