ARCIPRETI: MILLE E CENTO ANNI DI STORIA (8/6/922 - 8/6/2022)
Ci sono storie che possono essere raccontate solamente da chi le sa raccontare: quei "pochi" - in verità - che le hanno vissute in prima persona o le hanno sentite narrare da generazioni. Tutti gli altri - me compresa - possono, invece, tentare di "informare" chi ne ignora i contenuti, tentando di farlo nel modo più corretto o nello stile che più sente veritiero.
Mentre mi accingo ad interpretare - per un solo, breve attimo - il mio ruolo di "messaggera", i miei occhi si posano sulla bandiera dolcemente avvinta al corrimano posto all'esterno dell'Emporio, una bandiera (bianca e rossa, i colori di Varese) di fronte alla quale molti si fermano, porgendo una domanda ricorrente: che cosa si festeggia?
Pregresso.
In un Concilio tenutosi a Roma nell'826 (d.C.), i Vescovi stabilirono che le Chiese Battesimali, chiamate dal popolo dei fedeli "plebes" o "pievi", fossero sottoposte alle autorità dei Vescovi, ai quali si chiedeva di "aver assidua cura" della loro amministrazione, nominando in esse degli Arcipreti* come "capi delle pievi". La pieve era il centro dell'organizzazione ecclesiastica e della vita religiosa del contrado (o contrada: ciascuno dei rioni in cui era anticamente divisa una città). La Chiesa pievana aveva peculiari funzioni di "cura delle anime", che consistevano nell'amministrazione dei Sacramenti (Battesimo, Cresima, Comunione, eccetera), nella predicazione e nella Messa pubblica nei giorni festivi. In queste funzioni, i fedeli avevano l'obbligo di restaurare la chiesa pievana e di pagare ad essa la "decima" (parte del raccolto, più raramente del reddito di altre attività, pagata a titolo di canone o tributo al signore feudale, allo Stato, alla Chiesa).
Fatta questa premessa, vediamo il primo documento (una copia) che riporta il nome di Santa Maria del Monte sopra Varese (il documento può essere visionabile anche su una bacheca posta lungo l'anello storico del borgo di Santa Maria del Monte). L'originale è custodito nell'Archivio di Stato di Milano. Nelle prime due righe si legge: "Ecclesie Beate Semperque Virginis Dei Generatricis Maria sita in Monte Velate" (traduzione: Alla Chiesa della Beata e sempre Vergine Maria, Madre di Dio, posta sul Monte di Velate sopra Varese"). Nota: Velate, centro tra i più antichi della provincia di Varese, è collocato ai piedi di Santa Maria del Monte. Secondo alcune ipotesi, il nome "Velate" deriva da "vellatum" (nascosto) o dalla "vela" che appare spiegata nello stemma della famiglia locale dei Bianchi. La separazione netta di Velate dal santuario di Santa Maria Del Monte si attuò in maniera definitiva nel corso del 1500. Il documento di cui sopra - una pergamena - informa che Adalberto da Morosolo donò alla Chiesa di Santa Maria del Monte di Velate alcuni suoi beni posti in Rancio. La data riportata sul documento è: 8 giugno 922.
8 giugno 922... La stessa data che riporta il nome del primo Arciprete, Forcius Qui et Leo, in un documento che reca la cronologia degli Arcipreti di Santa Maria del Monte dal secolo X al secolo XVI (d.C.).
Ecco spiegato il motivo per il quale è stata esposta la bandiera bianca e rossa lungo il borgo di Santa Maria del Monte: l'8 giugno 2022 si celebra il "Millecentenario dell'Arciprete", figura attualmente ricoperta da Don Sergio Ghisoni. Una spiegazione molto sintetica, in verità: il resto, per chi desiderasse approfondire la storia plurisecolare del Sacro Monte di Varese, è tra le mura dei residenti che ne conoscono i segreti invisibili a molti. Una storia che non ha solo in sè tradizioni ed evoluzioni, bensì una vera e propria "anima": la stessa anima che può essere percepita e amata solo da chi, in questo luogo Patrimonio dell'UNESCO, vede qualcosa che va al di là di una semplice narrazione e ne scopre l'essenza.
(Continua...?)
Paola Elena Ferri
(Supervisione: Giancarlo Di Ronco)
*(Parroco titolare di una parrocchia, canonico che presiede il capitolo di una cattedrale, di una basilica, di una collegiata cui di solito è connessa la cura d'anime. L'arciprete era il più elevato in grado tra i preti legati a tali chiese madri. Era il responsabile del clero locale e dell'adorazione divina e soprintendeva ai doveri del ministero ecclesiastico).